Capitolo 1: Introduzione
Una sequenza di immagini molto affascinante è quella che rappresenta un bambino con in mano una pallina e, mentre l’inquadratura si allarga sfumando cìverso l’alto, il bambino appare sempre più piccolo, mentre anche lo spazio a lui circostante diventa ogni istante sempre più minuto ed il quadro visivo viene occupato invece dalla raffigurazione del paese, poi della nazione ed infine appare il pianeta terra visto nello spazio. Lo zoom continua ed anche l’amata terra lascia il posto alla nostra costellazione fino a giungere alla via lattea, ad un certo momento la zoomata accelera sempre più velocemente fino a raggiungere il limite; si ode uno scoppio e appare l’immagine di una pallina in mano ad un bambino.
Questa sequenza di immagini, a mio parere rende bene l’idea secondo cui ogni individuo è inserito in un contenitore che a sua volta è collegato ad un altro senza giungere ad un limite. Ogni individuo è un microcosmo che però per crescere e vivere deve legarsi ad altri microcosmi formando così una costellazione che avrà forze di attrazioni gravitazionali legate ai rapporti di vicinanza o lontananza fra di essi.
Un bambino, proprio come il bambino con la pallina in mano della rappresentazione precedente, è un microcosmo unico e irripetibile che è inserito in quella costellazione chiamata famiglia ed è attraverso la forza gravitazionale che lega ai microcosmi dei genitori che riesce a vivere e a crescere, sicuro di non perdere mai a strada.
Nel cosmo familiare esiste un sole splendente che illumina i pianeti che girano attorno a lui, tale stella è la madre che, con la sua sensibilità e con il suo amore, aiuta il pianeta-figlio a crescere. Per tali motivi il ruolo della madre nello sviluppo infantile è stato analizzato da molti studiosi dell’età evolutiva e delle relazioni familiari.
Se tutto ciò è giustificato, altrettanto lo è chiedersi come faccia questo universo-famiglia a reggersi in piedi, infatti due pianeti non entrano in collisione, distruggendo così l’intero universo, perché mantengono la giusta distanza, ma ciò accade solamente quando gli equilibri gravitazionali di tutti i pianeti sono rispettati. Perciò si può scorgere nel cosmo famiglia un altro sole, quello del padre che, più di ogni altro, costruisce e mantiene tali equilibri.
Cosa succederebbe se il pianeta Marte decidesse di modificare i suoi assetti gravitazionali e di cambiare orbita? Allo stesso modo chiediamoci cosa succede quando il padre cambia orbita uscendo dalla famiglia, chiediamoci cosa succede quando manca quel contenitore paterno che permette il passaggio da una sequenza di immagini all’altra.
In questo lavoro è mia intenzione capire, all’inizio, quali siano le caratteristiche che il sole paterno possiede e quale influenza abbiano nello sviluppo del bambino ed, in seguito, cercare di capire cosa succeda quando invece il padre manca, quando è assente il pianeta che dovrebbe far parte dell’universo famiglia, quando manca quel tassello che permette all’immagine successiva di apparire.
Inoltre vorrei fare un breve viaggio nelle altre culture, per vedere in quale modo viene vissuta la figura paterna.
Capitolo 2: Il ruolo del padre nella famiglia.
La famiglia è un’istituzione sociale primaria e, come tale, la società le ha sempre affidato delle funzioni fondamentali, quali la funzione economico-lavorativa, la funzione educativa e la funzione di socializzazione.
Moltissimi sociologi hanno evidenziato come, a causa dell’avanzare dell’industrializzazione e della tecnologia, la famiglia contemporanea stia progressivamente perdendo la sua saldezza istituzionale delegando alla società proprio queste funzioni prioritarie.
Per quanto riguarda la funzione economico-lavorativa, il padre non è più colui che insegna il “mestiere” ai propri figli, i quali sono, quindi, costretti a ricercare nella società esterna sia una appropriata formazione lavorativa che l’occupazione lavorativa stessa.
Per quanto riguarda la funzione educativa, i genitori tendono sempre più a delegare questo delicato compito alla scuola. Ciò è dovuto sia all’aumento della disponibilità dei servizi educativi scolastici ed extra scolastici, sia alla impossibilità da parte di entrambi i genitori, per esigenze lavorative, di passare più tempo a casa con i propri figli.
Per quanto riguarda la funzione di socializzazione, a causa della sua importanza è bene esaminarla a parte ed evidenziare il ruolo che la figura paterna gioca in questo delicato compito.
La funzione di socializzazione della famiglia consiste nella riproduzione del sistema sociale attraverso la trasmissione e l’appropriata interiorizzazione dei valori e delle leggi su cui questo si basa. Lo scopo della famiglia, non è tanto quello di creare una “brava persona” insegnandogli le buone maniere, ma quello di trasformare i propri figli in buoni cittadini, cioè in persone ben adattate alla società. La società occidentale contemporanea è, per motivi storici e culturali, di stampo maschilista-patrilineare, basti pensare al significato che il cognome assume a livello sociale. Quindi il processo di socializzazione che la società stessa richiede ai suoi membri è portato avanti soprattutto dal padre. Le caratteristiche fondamentali che il ruolo paterno ha avuto in passato e che ancora, anche se in misura inferiore, cerca di mantenere sono essenzialmente quelle di:
sostegno economico, figura autorevole, guida. Tutte queste caratteristiche si sono molto attenuate negli ultimi decenni, infatti l’atteggiamento maschile nella famiglia moderna è quello di aiutare la donna nell’accudire i figli attraverso una divisione del lavoro domestico che però risulta ancora a simmetrica. Difatti, i padri tendono a scegliere i compiti più piacevoli e gratificanti. Tale sottile preferenza è legata all’inconscio rifiuto dei propri doveri verso il figlio in quanto accudire un bambino vuol dire mettere in gioco la propria emotività. Un figlio è un essere indifeso che dipende da una persona la quale deve rispondere con sentimenti che di solito è abituato ad eludere da sé al fine di controllarli. In altre parole, l’occuparsi del bambino mette in gioco la propria tenerezza, emotività e sensibilità, portando ad un tale senso di responsabilità e coinvolgimento che i padri hanno spesso paura per la propria stessa identità.
Le ricerche nell’ambito degli studi sulla famiglia hanno dimostrato come in maniera sempre più frequente, il padre rivendica per sé le attività di cura e rapporto con i figli.
Capitolo 3: Il padre nei diversi sistemi culturali
Se la distinzione fra i ruoli lavorativi femminili e maschili è netta in quasi tutte le civiltà, il concetto di paternità è spesso ambiguo. Bock (1969) distingue tre tipi di padre:
Il padre fisiologico, il cui sperma feconda l’uovo dal quale si è sviluppato il bambino.
Il genitor, che viene considerato responsabile della gravidanza (in base alle teorie sulla riproduzione di cui la comunità è in possesso).
Il pater, cioè il padre socialmente riconosciuto.
Nei suoi mirabili studi sulle popolazioni della Nuova Guinea, Margaret Mead descrive diversi tipologie di padre:
GLI ARAPESH. Il padre accompagna i figli dallo svezzamento al rito di iniziazione che li consacrerà uomini o donne: il rito del Tamberan, caratterizzato dalla scomparsa dell’adolescente per un breve periodo (tre mesi il maschio, cinque giorni la femmina) per poi far ritorno al villaggio al villaggio in veste di uomini o donne.
I MUNDUGUMOR. Questa popolazione di cacciatori di teste e cannibali è molto violenta e la virilità maschile è molto accentuata. Questa società è costituita da “corde”. Una corda maschile è composta da un uomo, dalle sue figlie, dalle figlie delle sue figlie, dalle figlie dei figli delle figlie, ecc. una corda femminile è composta, a sua volta, da una donna, dai suoi figli, dai figli delle figlie, dai figli delle figlie del figlio. In questa organizzazione vige un forte odio tra marito e moglie e tra componenti dello stesso sesso. Il padre tratta il proprio figlio come un rivale .
GLI IATMUL. In questa popolazione il padre che non tollera gli escrementi del suo bambino e per questo non dorme nella stessa stanza con la moglie. Si crea da subito una rivalità fra padre e figlio che si acutizza quando, a causa del figlio, la madre dedica meno attenzioni sessuali al marito. Il padre è visto raramente dal bambino fino al rito di iniziazione , dove viene condotto nella “casa degli uomini”. Da quel momento in poi il figlio non fa più ritorno nel gruppo delle donne.
I MANUS. Questa cultura rappresenta un ottimo esempio di divisione egualitaria del lavoro domestico tra uomo e donna. Quando una donna è incinta non può dirlo direttamente la marito il quale viene completamente escluso dalla cura del bambino. La cura del neonato viene assunta dalla madre e dal fratello di lui. Nel primo mese l’infante è tutto della madre, la quale però successivamente viene restituita al marito. Il padre di lì in avanti, comincia ad interessarsi al bambino. Il primo anno il bambino lo passa con la madre ma, dopo, quando lei deve tornare al lavoro, il bambino passerà tutta la giornata con il padre, che pesca di notte. La madre viene rappresentata come severa, mentre il padre è indulgente.
I SAMOANI. La mitezza di questo popolo si rispecchia nel modo con cui il padre samoano affronta il complesso di Edipo del proprio figlio. Il padre non si sente minacciato dai desideri sessuali del figlio maschio verso la madre e della figlia femmina verso se stesso, e tutto si svolge nella più assoluta sicurezza e serenità. grazie a questa serenità il bambino impara a rispettare i tabù sociali senza che gli vengano imposti.
Capitolo 4: Il ruolo educativo del padre
Il concetto di paternità è legato in modo indissolubile a quello di educazione, infatti ogni azione del padre rappresenta sempre un atto educativo perché i rapporti che egli instaura con la propria moglie e con la realtà esterna (lavoro, amici, ecc.) determinano, in modo diretto o indiretto, una influenza su come il figlio è percepito e sulle sue possibilità di esprimere le proprie potenzialità.
La nascita di un bambino porta molti cambiamenti nella vita di un padre, infatti le nuove responsabilità familiari lo portano ad aumentare il suo carico lavorativo per provvedere al meglio alle continue esigenze del figlio. Allo stesso tempo non riescono a dormire quanto vorrebbero a causa delle continue cure che devono prestare al neonato che non sempre è un “angioletto”. La moglie, occupata dal bambino, non dedica più molto tempo al marito che, sentendosi trascurato, vive un sentimento di perdita del legame esclusivo con la moglie e, contemporaneamente, si vede escluso dal rapporto con il figlio.
In questa situazione, molto spesso il neo-papà si sente impacciato ed incapace reagendo in due maniere estreme: da un lato si ritira frettolosamente dalla scena domestica per occuparsi dell’allevamento del figlio solo indirettamente attraverso il sostegno economico, dall’altro reagisce alla situazione familiare prendendola in mano sostituendosi, in virtù del proprio ruolo di capo famiglia, alla madre nel cambiare i pannolini, spiando i movimenti del bambino per scovarne delle stranezze, leggendo libri specializzati, discutendo con la moglie su tutto. Si crea così un’atmosfera familiare irrespirabile perché satura di apprensione e di angoscia. Come si è visto la nascita di un figlio determina una situazione di forte stress per il padre che si ripercuote sul suo rapporto diretto con il bambino e su quello con la moglie.
Sono pochi i padri che riescono ad accettare la propria posizione e a comprendere le esigenze vere della consorte e del figlio partecipando alle attività familiari senza sostituirsi alla moglie.
Un clima di collaborazione ed intesa fra i genitori favorisce lo sviluppo dell’infante creando quel clima di fiducia di base indispensabile per il formarsi del senso di sicurezza psicologica dei figli. Il ruolo paterno si dimostra fin da subito fondamentale per il normale sviluppo del bambino e soprattutto, la presenza attiva del padre giova enormemente all’intesa e al rapporto molto stretto che si crea fin dal concepimento fra madre e bambino. Dietro al rapporto diadico tra madre e bambino si nasconde, fin dall’inizio, un rapporto triadico fra madre, padre e bambino e, ancora, le funzioni educative materne su esplicano pienamente solo se sono associate a quelle paterne, in altre parole una buona madre è quella che accanto a sè ha un buon padre.
Il padre ha dunque un ruolo molto importante nell’educazione del figlio, ma se nelle epoche passate tale ruolo era legato alle caratteristiche dell’autorità paterna, ora che tale organizzazione familiare è superata, il padre acquista qualità nuove:
Maggior attaccamento e ruolo di contenimento emozionale.
Autorità.
Mediatore della realtà esterna.
Mediatore dei valori.
La funzione primaria del padre è quella di, attraverso il suo esempio e la sua guida, trasmettere al figlio la sua personale “visione del mondo” cioè la sua distinzione fra il positivo e il negativo, fra il bene e il male. Interiorizzando questa visione del mondo, il figlio ha un supporto valido per giudicare sé stesso e la realtà che lo circonda.
Bibliografia
Famiglia contemporanea ed educazione ai valori. Butturini E. 1991 La Scuola.
La paternità. Cavalli A. 1983, Franco Angeli.
Il sistema bambino. Giani Gallino T. 1990, Bollati Borighieri.
Amore, famiglia, educazioni. Roveda P. 1995, La Scuola.