DOTT. PELLICANO EZIO-STUDIO DI PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

BINGE WATCHING QUANDO UNA PASSIONE PUO' DIVENTARE UNA DIPENDENZA

"Ancora una e poi smetto!". Quante volte abbiamo sentito, o ci siamo fatti questa promessa? Ma, soprattutto, le domande che ora dobbiamo porci sono essenzialmente due: " Cosa devo smettere di fare?" e "cosa sto realmente facendo da renderlo così prioritario da non poterci rinunciare?"

Da queste prime battute si potrebbe ipotizzare che l'articolo parli di dipendenza da sostanze stupefacenti, da alcol, da gioco d'azzardo. No, nulla di tutto questo! L'articolo cerca di illustrare un nuovo fenomeno, un nuovo modo di concepire un nostro comportamento che da sempre ci ha accompagnato durante il quotidiano e che purtroppo negli ultimi anni, anche grazie a cause che personalmente ritengo al limite del funzionale, sta sfociando in una e vera dipendenza che può comprometterci seriamente la qualità della vita. Parliamo del fenomeno noto come BINGE WATCHING. Il termine “binge watching” è stato definito anche dall’Oxford Dictionarie, come ”guardare più episodi di un programma televisivo in rapida successione, di solito attraverso DVD o usando lo streaming” (Oxford Dictionarie, 2013) e, è giusto aggiungere, tutti nello stesso luogo. Una definizione di binge watching più italiana  viene fornita dal dizionario Treccani: “Visione ininterrotta di una grande quantità di episodi appartenenti a una serie televisiva, che è interamente disponibile in rete o in cofanetti di dvd”, si può arrivare fino a 10-15 episodi di 40-50 minuti ciascuno. Ultimamente, il fenomeno stà evolvendosi in BINGE RACING dove i Binge Watching sfidano se stessi a guardare un'intera serie tv originale in appena 24 ore. 

Ma se guardare la tv ed appassionarci ad una serie Tv ed ai suoi personaggi è una cosa che abbiamo sempre fatto, perche ora viene visto come un fenomeno che potrebbe sfociare nella dipendenza?

Che cosa è cambiato nel corso degli anni? Come sono cambiati gli utenti televisivi? Se proviamo a fare un viaggio nella memoria, ci accorgiamo che fino a poco tempo fa, la visione del programma era scandita con regolarità (ad esempio una a settimana o una al giorno) e ne potevamo usufruire su un 'unico supporto (la Tv). Negli anni Settanta si diffonde negli Stati Uniti l’usanza delle "maratone tv". I maggiori canali televisivi, anche probabilmente per una questione di marketing, inventano il concetto di "maratona tv", ossia concentrare la trasmissione di più puntate in una sola giornata. Un secondo step si ha con l'avvento dei cofanetti delle serie Tv; con questo nuovo supporto  il telespettatore non è più vincolato ad attendere che l'emittente trasmetta la  maratna, ma è ancora necessario aspettare che il cofanetto sia stato commercializzato per poterlo acquistare e iniziare la maratona. Il terzo step si ha oggi nell’era del digitale dove tutto è ancora più veloce e i tempi di fruizione si sono ulteriormente ridotti: oggi, oltre ai siti in streaming, le piattaforme audiovisive, rendono disponibili serie tv inedite e complete in un solo giorno, incoraggiando, o forse assecondando, il binge watching. Questi colossi della comunicazione hanno capito come questa nuova modalità fruitiva (tutto e subito) descrive perfettamente i giovani spettatori di oggi, quelli che sono difficili da agganciare, che scappano dai canali generalisti per andare a recuperare contenuti online sulle piattaforme a pagamento o su YouTube.

Dite che è esagerato accostare un'attività piacevole, tipo quella di perdersi nel racconto della nostra serie tv preferita, con il concetto di dipendenza? No! Non è eccessivo. Posto che una dipendenza può dirsi nociva quando: 1) è causa di reali problemi per chi è dipendente, e 2) si offre come sollievo di cui essa stessa è causa” (la definizione è di David Foster Wallace, “Gli scrittori americani e la televisione”, 1990); non c’è dubbio che il binge-watching soddisfi pienamente la seconda clausola: per come sono architettate, le serie tv provocano reazioni di attaccamento ossessivo che solo la somministrazione di ulteriori dosi può temporaneamente alleviare, salvo poi indurre il soggetto “serializzato” a precipitare sempre più a fondo nella sua dipendenza. Questo attaccamento ossessivo è merito del cosidetto cliffhanger, o più tradizionalmente ‘colpo di scena proprio sul finale che sarà risolto e completamente svelato solo nella puntata successiva, lasciando lo spettatore a una sofferente attesa. Subentra cosi l’insensata eccitazione dovuta all’uscita di una nuova puntata , il terrore degli spoiler considerati peccato mortale e causa di litigio, fino alla depressione dovuta alla cancellazione di una serie. Nel binge watching rientra comunque anche la pericolosità dei comportamenti di dipendenza ( isolamento, disordini alimentari e problemi nel sonno). Lesley Lisseth Pena (2015) ha studiato il fenomeno del binge-watching tramite una serie d’interviste, mettendo a fuoco l’identikit del “dipendente da serie”: i binge-watchers sperimentano una spinta interna di tipo “compulsivo” nel vedere un episodio dietro l’altro, sentono il craving (intenso desiderio di vedere l’episodio successivo) e dedicano una notevole quantità di tempo alla visione del programma preferito (magari a discapito di altre attività). Questo comportamento si associa, nel corso del tempo, a rimorso, senso di colpa e sintomatologia depressiva. Nel peggiore dei casi, l’astinenza può portare a sintomi depressivi complessi e atteggiamenti ossessivi. Ci sono diversi meccanismi che portano un fan a diventare tale. Si è riconosciuto alle serie tv un valore personale identitario (per gli spettatori più giovani), uno legato al gruppo sociale (social, forum, community, forum su internet) e uno di natura empatica (piacere di piangere). La ricerca di emozioni è ciò che muove le persone che si affezionano alle serie tv. Uno studio della Ohio State University ha analizzato i sintomi che la fine della propria serie tv preferita può scatenare: depressione, affaticamento e senso di abbandono .

Perché allarmarsi?

Anche se il Binge Watching può essere considerata una dipendenza innocua, gli studi asseriscono il contrario. Tra gli effetti negativi di questa insana abitudine compaiono: affaticamento, obesità, compromissione delle relazioni sociali. Magari, di fondo, ci può essere una struttura di personalità di tipo evitante o schizoide che favorisce quel ritiro, in quanto vivendo con difficoltà l’interazione sociale, trovano un rifugio ideale e una modalità di esperire determinate emozioni. Inoltre,  compare una sorta di crisi d’astinenza accompagnata da irritabilità e nervosismo se si è impossibilitati a guardare la tv e si presenta confusione tra realtà e finzione televisiva.

Cosa fare? Quando preoccuparsi?

Ovviamente va da sé che non tutti gli appassionati “seriali” hanno un disagio, anzi!  È utile preoccuparsi quando appunto sembra che tutta la giornata o molte ore di essa siano incentrate sulla visione del telefilm e quando le relazioni, la scuola, il lavoro ne risentono.

Per prima cosa non bisogna provare vergogna per ciò che si sente, poiché il principio alla base è lo stesso per le altre dipendenze: ammettere e riconoscere di essere in difficoltà. Inoltre, è utile chiedere un aiuto psicologico per comprendere quale bisogno si sta cercando di soddisfare mediante la finzione cinematografica e che nella vita reale è di difficile appagamento. Tra i principali bisogni si annoverano:

  • Identificazione: identificarsi e riconoscersi in un gruppo, ad esempio le numerose community a cui è possibile accedere con i social network (un senso di scambio e partecipazione ad attività comuni: battibecchi competitivi, congetture e previsioni un senso di scambio e partecipazione ad attività comuni: battibecchi competitivi, congetture e previsioni) .
  • Appartenenza e sicurezza; di solito l'appagamento di questo bisogno spinge l'utente ad appassionarsi a serie che hanno come sfondo famiglie ben strutturate (es. happy days) con il quale identificarsi.
  • Astratti: stima e realizzazione, qui ci si appassiona a quelle serie che hanno come sfondo una realizzazione personale.
  • Attrazione al proibito e misterioso; ne sono un esempio the Walking dead o Twin Peaks.

A maggior ragione è importante essere attenti ai vostri figli adolescenti se siete dei genitori, poiché molte serie tv sono create appositamente per questa fascia d’età. Ricordiamo che da sempre il piccolo schermo si è imposto a tutti gli effetti come una sorta di agenzia di educazione, in grado di condizionare l’apprendimento di norme, valori e modelli.

 

Dott. Ezio Pellicano


"Ancora una e poi smetto!". Quante volte abbiamo sentito, o ci siamo fatti questa promessa? Ma, soprattutto, le domande che ora dobbiamo porci sono essenzialmente due: " Cosa devo smettere di fare?" e "cosa sto realmente facendo da renderlo così prioritario da non poterci rinunciare?"

Da queste prime battute si potrebbe ipotizzare che l'articolo parli di dipendenza da sostanze stupefacenti, da alcol, da gioco d'azzardo. No, nulla di tutto questo! L'articolo cerca di illustrare un nuovo fenomeno, un nuovo modo di concepire un nostro comportamento che da sempre ci ha accompagnato durante il quotidiano e che purtroppo negli ultimi anni, anche grazie a cause che personalmente ritengo al limite del funzionale, sta sfociando in una e vera dipendenza che può comprometterci seriamente la qualità della vita. Parliamo del fenomeno noto come BINGE WATCHING. Il termine “binge watching” è stato definito anche dall’Oxford Dictionarie, come ”guardare più episodi di un programma televisivo in rapida successione, di solito attraverso DVD o usando lo streaming” (Oxford Dictionarie, 2013) e, è giusto aggiungere, tutti nello stesso luogo. Una definizione di binge watching più italiana  viene fornita dal dizionario Treccani: “Visione ininterrotta di una grande quantità di episodi appartenenti a una serie televisiva, che è interamente disponibile in rete o in cofanetti di dvd”, si può arrivare fino a 10-15 episodi di 40-50 minuti ciascuno. Ultimamente, il fenomeno stà evolvendosi in BINGE RACING dove i Binge Watching sfidano se stessi a guardare un'intera serie tv originale in appena 24 ore. 

Ma se guardare la tv ed appassionarci ad una serie Tv ed ai suoi personaggi è una cosa che abbiamo sempre fatto, perche ora viene visto come un fenomeno che potrebbe sfociare nella dipendenza?

Che cosa è cambiato nel corso degli anni? Come sono cambiati gli utenti televisivi? Se proviamo a fare un viaggio nella memoria, ci accorgiamo che fino a poco tempo fa, la visione del programma era scandita con regolarità (ad esempio una a settimana o una al giorno) e ne potevamo usufruire su un 'unico supporto (la Tv). Negli anni Settanta si diffonde negli Stati Uniti l’usanza delle "maratone tv". I maggiori canali televisivi, anche probabilmente per una questione di marketing, inventano il concetto di "maratona tv", ossia concentrare la trasmissione di più puntate in una sola giornata. Un secondo step si ha con l'avvento dei cofanetti delle serie Tv; con questo nuovo supporto  il telespettatore non è più vincolato ad attendere che l'emittente trasmetta la  maratna, ma è ancora necessario aspettare che il cofanetto sia stato commercializzato per poterlo acquistare e iniziare la maratona. Il terzo step si ha oggi nell’era del digitale dove tutto è ancora più veloce e i tempi di fruizione si sono ulteriormente ridotti: oggi, oltre ai siti in streaming, le piattaforme audiovisive, rendono disponibili serie tv inedite e complete in un solo giorno, incoraggiando, o forse assecondando, il binge watching. Questi colossi della comunicazione hanno capito come questa nuova modalità fruitiva (tutto e subito) descrive perfettamente i giovani spettatori di oggi, quelli che sono difficili da agganciare, che scappano dai canali generalisti per andare a recuperare contenuti online sulle piattaforme a pagamento o su YouTube.

Dite che è esagerato accostare un'attività piacevole, tipo quella di perdersi nel racconto della nostra serie tv preferita, con il concetto di dipendenza? No! Non è eccessivo. Posto che una dipendenza può dirsi nociva quando: 1) è causa di reali problemi per chi è dipendente, e 2) si offre come sollievo di cui essa stessa è causa” (la definizione è di David Foster Wallace, “Gli scrittori americani e la televisione”, 1990); non c’è dubbio che il binge-watching soddisfi pienamente la seconda clausola: per come sono architettate, le serie tv provocano reazioni di attaccamento ossessivo che solo la somministrazione di ulteriori dosi può temporaneamente alleviare, salvo poi indurre il soggetto “serializzato” a precipitare sempre più a fondo nella sua dipendenza. Questo attaccamento ossessivo è merito del cosidetto cliffhanger, o più tradizionalmente ‘colpo di scena proprio sul finale che sarà risolto e completamente svelato solo nella puntata successiva, lasciando lo spettatore a una sofferente attesa. Subentra cosi l’insensata eccitazione dovuta all’uscita di una nuova puntata , il terrore degli spoiler considerati peccato mortale e causa di litigio, fino alla depressione dovuta alla cancellazione di una serie. Nel binge watching rientra comunque anche la pericolosità dei comportamenti di dipendenza ( isolamento, disordini alimentari e problemi nel sonno). Lesley Lisseth Pena (2015) ha studiato il fenomeno del binge-watching tramite una serie d’interviste, mettendo a fuoco l’identikit del “dipendente da serie”: i binge-watchers sperimentano una spinta interna di tipo “compulsivo” nel vedere un episodio dietro l’altro, sentono il craving (intenso desiderio di vedere l’episodio successivo) e dedicano una notevole quantità di tempo alla visione del programma preferito (magari a discapito di altre attività). Questo comportamento si associa, nel corso del tempo, a rimorso, senso di colpa e sintomatologia depressiva. Nel peggiore dei casi, l’astinenza può portare a sintomi depressivi complessi e atteggiamenti ossessivi. Ci sono diversi meccanismi che portano un fan a diventare tale. Si è riconosciuto alle serie tv un valore personale identitario (per gli spettatori più giovani), uno legato al gruppo sociale (social, forum, community, forum su internet) e uno di natura empatica (piacere di piangere). La ricerca di emozioni è ciò che muove le persone che si affezionano alle serie tv. Uno studio della Ohio State University ha analizzato i sintomi che la fine della propria serie tv preferita può scatenare: depressione, affaticamento e senso di abbandono .

Perché allarmarsi?

Anche se il Binge Watching può essere considerata una dipendenza innocua, gli studi asseriscono il contrario. Tra gli effetti negativi di questa insana abitudine compaiono: affaticamento, obesità, compromissione delle relazioni sociali. Magari, di fondo, ci può essere una struttura di personalità di tipo evitante o schizoide che favorisce quel ritiro, in quanto vivendo con difficoltà l’interazione sociale, trovano un rifugio ideale e una modalità di esperire determinate emozioni. Inoltre,  compare una sorta di crisi d’astinenza accompagnata da irritabilità e nervosismo se si è impossibilitati a guardare la tv e si presenta confusione tra realtà e finzione televisiva.

Cosa fare? Quando preoccuparsi?

Ovviamente va da sé che non tutti gli appassionati “seriali” hanno un disagio, anzi!  È utile preoccuparsi quando appunto sembra che tutta la giornata o molte ore di essa siano incentrate sulla visione del telefilm e quando le relazioni, la scuola, il lavoro ne risentono.

Per prima cosa non bisogna provare vergogna per ciò che si sente, poiché il principio alla base è lo stesso per le altre dipendenze: ammettere e riconoscere di essere in difficoltà. Inoltre, è utile chiedere un aiuto psicologico per comprendere quale bisogno si sta cercando di soddisfare mediante la finzione cinematografica e che nella vita reale è di difficile appagamento. Tra i principali bisogni si annoverano:

  • Identificazione: identificarsi e riconoscersi in un gruppo, ad esempio le numerose community a cui è possibile accedere con i social network (un senso di scambio e partecipazione ad attività comuni: battibecchi competitivi, congetture e previsioni un senso di scambio e partecipazione ad attività comuni: ) .
  • Appartenenza e sicurezza; di solito l'appagamento di questo bisogno spinge l'utente ad appassionarsi a serie che hanno come sfondo famiglie ben strutturate (es. happy days) con il quale identificarsi.
  • Astratti: stima e realizzazione, qui ci si appassiona a quelle serie che hanno come sfondo una realizzazione personale.
  • Attrazione al proibito e misterioso; ne sono un esempio the Walking dead o Twin Peaks.

A maggior ragione è importante essere attenti ai vostri figli adolescenti se siete dei genitori, poiché molte serie tv sono create appositamente per questa fascia d’età. Ricordiamo che da sempre il piccolo schermo si è imposto a tutti gli effetti come una sorta di agenzia di educazione, in grado di condizionare l’apprendimento di norme, valori e modelli.

 

Dott. Ezio Pellicano

Psicologo-Psicoterapeuta Cognitivo_comportamentale